sabato 16 aprile 2011

Storia in pillole per palati grossolani

Lo sforzo editoriale della Nuova Sardegna di raccontare “Tutta la storia in mille domande” e attraverso dieci eleganti volumetti poteva rappresentare un'importante e grata supplenza di ciò che la scuola italiana in Sardegna non fa. È stata soprattutto, anche se non solo, una operazione di indottrinamento storico di massa in cui non trovano cittadinanza dubbi e ipotesi extra-vulgata. Nell'assenza di alfabetizzazione di scolari e di studenti sardi alla loro storia, qualsiasi informazione con rimando al passato diventa “storia”, poco importa che abbia tratti faziosi e sia ripetizione ossessiva di dogma.
Niente di male nel raccontare che Ampsicora fu un feudatario cartaginese se fosse chiaro ed esplicito che questa è una delle tesi e che ce ne sono altre a raccontare un'altra vicenda. Dire che esistono su Ampsicora così come su Mariano d'Arborea, sui shardana e sulla cacciata dei piemontesi, sul Bogino e sul Pci in Sardegna verità diverse e a volte opposte è cosa che tutti i dieci autori avrebbero potuto mettere in rilievo. E evitare così alle decine di migliaia di persone che li leggono la sgradevole sensazione di essere presi per mano con gli occhi bendati. Ma il fine dei dieci volumetti è, temo, quello di essere un catechismo laico; e l'ideologia non è il posto più adatto a sollevare dubbi sulle verità ivi rivelate.
Ciascuno di noi dovrebbe essere cosciente che una vulgata non è mai innocente, né risponde a disinteressate mozioni dello spirito. La Storia del Partito comunista dell'Unione sovietica è una racconto interessantissimo e a volte appassionante, ma dubito che qualcuno riesca oggi a considerarlo il libro di testo necessario e sufficiente a conoscere quel che è successo: serve, al più, a sapere che cosa sia utile si sappia. Utile per chi? Per tutti coloro che non hanno particolari appetiti culturali e sono disposti a contentarsi di una storia fast food, come quella, per esempio, che Manlio Brigaglia racconta sulla nascita dell'autonomismo sardo del secondo dopo guerra.
C'è qualcosa che somiglia al separatismo, magari nella forma del federalismo, anche fra i democristiani” serve a palati grossolani poco abituati a distinguere i sapori del federalismo da quelli del separatismo. E, più in là, “fra i comunisti una “frazione” arriva a costituire, a Sassari, un “Partito comunista di Sardegna” che sogna una Italia di repubbliche “soviettiste”.” Perché confondere le idee dicendo che questa avventura fu qualcosa di più di una mattana localistica? che da Roma il Pci dovette intervenire con la forza delle minacce e delle lusinghe sui fondatori del PcdS? che essi si ispiravano a Gramsci e alle tesi dei congressi comunisti di Lione e di Colonia nei quali, appunto, si parlò delle Repubblica soviettista di Sardegna (e di altre) entro la Federazione delle repubbliche socialiste e soviettiste d'Italia? Perché frastornare le menti dei lettori di sinistra, per lo più ignari che neppure dopo sessant'anni di Unità d'Italia proprio a sinistra se ne progettava la dissoluzione? Meglio ignorare e, magari, presentare Antonio Cassitta e Antioco Mura come due bizzarri e folcloristici personaggi di provincia.
Scrive ancora Brigaglia in un'altra risposta: “A fine maggio, nel secondo congresso regionale del Pci si afferma la cosiddetta “svolta autonomistica”, dettata in aprile da Togliatti nel Consiglio nazionale del Partito”. Svolta? Rispetto a che cosa? Curiosità pleonastica: aggiungerebbe praticamente nulla alla conoscenza che serve, il sapere che in Sardegna Pci e Psi in quei due anni furono ferocemente contrari all'autonomia regionale e che fu Togliatti ad imporre la svolta. Come si può capire, non si tratta qui di dare una interpretazione di fatti, ma di nascondere fatti. Caratteristica, del resto, della “scuola sassarese” cui appartiene anche un pupillo di Brigaglia, quel Francesco Obinu cui è affidato il compito di rispondere a cento domande sui “sessant'anni di autonomia”.
Secondo lui, che pur apprezza tutti gli scrittori della sinistra sarda, il romanzo sardo più apprezzato è “Padre padrone” di Gavino Ledda a pari merito con “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta. Questioni di gusti e di parrocchia, opinabili, così come opinabile è il peana sciolto a Renato Soru o la descrizione di un Partito sardo d'azione macchietta, un camaleonte che prende il colore dal partito che gli si avvicina. Borghese quando rifiuta di intrupparsi nel Fronte popolare e progressista quando si allea con il Pci e il Psi. Scuola sassarese, dicevo; per essa qualcosa acquista tanto più valore e qualità quanto più vicino è al centro di irradiazione politica e provinciale. Provincialismo e piaggeria politica insopportabili, fatto di reciproci inchini e di citazioni incrociate, ma, appunto pareri, interpretazioni.
Ma che cosa è se non replica di qualsiasi manuale di partito (che parla delle cose utili e nasconde le disutili) ignorare nelle domande e nelle risposte Su Pòpulu sardu, i circoli Città e campagna, Nazione sarda, sa Sardigna, la lotta di Pratobello, la battaglia per il bilinguismo e, in genere, tutti i movimenti politici e culturali sviluppatisi fuori della sinistra italiana? Non è che se ne dà un giudizio critico o negativo, assolutamente legittimo; non se ne parla proprio. Ciò di cui non si parla sui media, a scuola, nei libri non esiste: il nascondimento è, molto più della faziosità, un'arma straordinaria in mano al potere, sia esso quello che senza infingimenti comanda sia quello esercitato da una egemonia culturale che si avvolge nel drappo della libertà e della democrazia per tentar di piegare le coscienze alla propria particolare visione politica.
Nella adolescenza e giovinezza dei più anziani di noi, fu soprattutto la Dc ad imporre, a scuola e non solo, una particolare visione del mondo e della storia, contro la quale scalpitavamo non in moltissimi ma in molti certo sì. Eppure, non ricordo che nei desideri di allora ci fosse quello di veder sostituito un indottrinamento con un altro. Comunque sia, questo attuale – di cui i dieci volumetti sono un paradigma – non mi pare di particolare maggior pregio.

26 commenti:

maimone ha detto...

E' mio costume leggere i libri una prima volta di corsa, quasi con ansia, per sapere subito come va a finire. Poi, con calma, li rileggo una seconda e, se necessario, una terza volta. Nel caso dei volumi di storia della Nuova, ammetto di averli letti tutti una sola volta e basta. Embè si, una volta basta e avanza. Può darsi allora che le mie impressioni siano abbastanza superficiali, ma voglio provare ad esprimerne qualcuna. Innanzitutto, quella serie di volumetti risponde ad un interesse commerciale sull'onda dei festeggiamenti del 150° anniversario dell'artificiosa "Unità d'Italia". Tutto l'insieme dell'opera, infatti, sembra pervaso da un unico filo conduttore del tipo: fin dalle sue più lontane origini la Sardegna era già italiana (ma ancora la poveretta non lo sapeva) e così, dopo tante peripezie storiche, finalmente ha raggiunto il suo "storico destino".
Solo così si spiegano tutte le "amnesie" citate da ZFP, cui aggiungerei anche la mancata citazione di Sergio Atzeni. Solo così si spiegano certe perentorie affermazioni tipo quelle sulle origini di Amsicora e via dicendo. L'obiettivo sistematico, infatti, é quello di sminuire, e possibilmente annullare, i riferimenti storici del sardismo diffuso. Bisogna, cioè, instillare l'idea che la Sardegna e i Sardi, storicamente, non hanno mai contato e non conteranno nulla. Tutto ciò che noi siamo deriva dall'esterno. Amsicora era punico, i Giudici di Arborea erano catalani etc etc. Detto per inciso, questa concezione fa il paio con quella economica,molto diffusa ma mai dimostrata,che senza l'Italia l'isola morirebbe di fame, ma anche con quella che i Nuragici non navigavano, non scrivevavo etc etc.
I libri mostrano di essere stati scritti di fretta o, per meglio dire, sono stati adattati alle domande. Insomma, prima sono stati scritti i vari argomenti che a loro evidenziare, che poi sono stati suddivisi sulla base di domande posticce inventate per l'occasione.
I volumi, a mio parere più scarsi, sono quello sull'età spagnola (di Mattone) e gli ultimi due (di Brigaglia e Obinu). Il primo perché é solo una disamina tecnica di morme e leggi inadatte all'interesse di un vasto pubblico, i secondi perchè raccontano la storia recente della Sardegna riducendola a ciarameddi sassaresi, quasi una faccenda tra "cugini di oliveto". Risibile la storia di Mario Polano che disturbava le trasmissioni radio del fascismo e che poi riparò in URSS. Quello si che fu un eroe, altro che Amsicora.
Potrei continuare a lungo, ma voglio farla breve. Io credo che bisogna interrorgarci sul ruolo degli storici in Sardegna, assolutamente slegato dalla storia e molto legato al potere. Io credo che sia giunto il momento di creare una controstoria della Sardegna, che si contrapponga alla storia coloniale contrabbandata da questi "storici servili", ieri a favore di Rovelli e l'Aga Kan perché democristiani, e oggi contro di loro perché passati alla sinistra. Una sinistra che un tempo faceva la guerra ai nazionalismi beceri dei padroni del vapore ed oggi, al contrario, diventata il loro puntello. Basta che si magni

maimone ha detto...

Ad un certo punto ho dimenticato un verbo: intendevo dire che a loro PREMEVA evidenziare.

AlessandroMongili ha detto...

Apo lìgidu finu a unu certu puntu custa sèrie, pois dd'apo acabada, ca no faxiat a dda poderare. Però mi parret ca boisàteros sigheis in su matessi arrastu de is autores. Infatis, boisàteros pensais ca a pala de custa positzione, de custa manera de pònnere in assentu su discursu, bi siat malesa e fele. Mancari fessit. No, custa est una positzione difùndida e ki si podet comprèndere bene meda pro is raixines ki tenet in s'istòria sarda e in is dispositziones de is intelletuales sardos finas a como. A is àteros de dda isciusciare, prus ki denuntziende, traballende e imponende sa dibata in calekisiat logu, ma subratotu iscriende istòrias de Sardigna professionalmente fundadas in s'analisi de is mitzas de s'istòria, e ki no siant romanzos a tesi, comente sutzedet medas-bortas. Su vitimismu de su movimentu sardista, natzionalista e indipendentista acumpanjat s'ineficatzidade sua.

maimone ha detto...

O Mongili, castia chi deu dda pensu comenti a tui. Candu naru chi esti ora de criri sa controstoria de sa Sardigna, bollu nai propriu cussu. No esti a fai vittimismu, ma esti a reconnosci is avversarius e s'attrezzai po ddus cumbatti. Tocat a ndi scisciuai medas ideas sbagliadas. Nci bolit traballu, tempus e studiu, certamenti, ma a sa fini depit arresurtai sa storia de is sardus, e non de is dominadoris de is sardus, comenti esti stetiu fintzas a oi. Si nisciunu mai nci provat eus sempri a liggi is catzadas de Brigaglia e cumpagnia cantendi. In d'una cosa no dda pensu a sa matessi manera. Tui naras chi no esti po malesa o po feli. Is canis, agattau unu meri, luegu appeddant contras a chini no est'amigu de su meri. Si cuntrollas cun attentzioni is primus librus de sa rie, de appeddus contras is inimigus de su meri ci ndat assumancu unu in dongia libru.

AlessandroMongili ha detto...

O Maimone, no fia faeddende de tue. Deo no seo un'istòricu, ca s'istòria no mi praxet meda comente traballu, e pois, no bieis comente s'impreat? Arratza'e cosa!
Po nde torrare a custus "catechismos legos" de sa Nuova (ki legos no funti, ma de una religione cosa issoro), deo seo abarradu diasi cando apo lìgidu sa parte de is rennos giuigargios, inue sparant catzadas e si contraddint continuamente, pro su gustu de fàxere torrare a intrare is fatos in un'ischema consolatòriu e bambatzu (e autolesionista ke sardos) ki est sù de issos. Depo nàrrere ca deo apo fatu su dotoradu cun un'istòricu frantzesu ki si narat Marc Ferro e ki Fernand Braudel at postu a dirigere sas Annales a pustis de isse e totu, e tzertas cosas no ddas aguanto.Prus ki a sa Sardinnya e a s'usu ki nde faxent pro su còmodu issoro, apo sunfridu po s'iscièntzia. Pro custu, a su postu de una contristòria, si tocat a fàxere un'istòria professionale, comente no s'est mai fata in Sardinnya, pro ddos smerdare diaderus, e pro sèmpere.
A dda nàrrere cumpletamente, sù ki iscrient est unu sinnu de debilesa manna, ca no resèssent a si cunfrontare cun gente ki tenet ideas divversas. Timent.

francu ha detto...

Caro GFP, hai detto bene; hai detto tutto.
La filosofia di fondo è quella di seguire la convenienza; si dice oggi ciò che oggi conviene dire. Domani, chissà!
Hai visto, per restare alla cronaca, cosa ha detto la presidente del PD a proposito della proposta di Pisanu-Veltroni?
Non va bene per nulla! E poi è un anno che noi dicevamo la stessa cosa!, più o meno così si è espressa.
Ci vuoi fare la storia con queste "idee"?
Per fortuna esiste il sano, ruspante, nativo ideale dell'Uomo Qualunque.

elio ha detto...

In piena emergenza democratica, ognuno si dà da fare per quanto sa e può. Capita, nella concitazione, di farla fuori dal vaso, come è successo a Asor Rosa, suscitando qualche disappunto per la sua imbecillità da parte di Repubblica di cui è editorialista. Non bisogna dimenticare l’appartenenza della “Nuova” al Gruppo Editoriale “Espresso-Repubblica”, da cui il suo essere impegnata nella difesa del patrimonio comune ricordando agli smemorati come sia andata la Storia. Peccato che l’editore di riferimento in questa sacrosanta battaglia in difesa di Giustizia e Libertà, aspetti dalla Giustizia sette o ottocento milioni di euro come ristoro dell’ingiustizia patita nel “Lodo Mondadori”. Pazienza, non si può avere tutto. Comunque la Storia la scriviamo noi. E poi, non si fanno le nozze coi fichi secchi.

Gigi Sanna ha detto...

Questa storia, caro Maimone, se ricordi, l'abbiamo denunciata nello 'stato nascente' degli anni 70-80. Eravamo molto giovani allora e pensavamo di cambiare la Sardegna. Ma poi poi al movimento è subentrata, purtroppo, l'istituzione. Tanto che siamo diventati più o meno come tutti gli altri. E sotto certi aspetti ( la rivalità elettorale) forse anche peggio. Scrivevamo un po' tutti, quando , come e dove potevamo, avendo contro, sempre, i due quotidiani sardi, le riviste patinate della sinistra con la saggistica con gamscite acuta, le università e gli Istituti regionali deputati alla cultura. In pratica tutto tutto il potere. Eppure qualche cosina ne è venuta fuori se è vero com'è vero che da quegli anni partono le uniche discussioni serie che oggi si fanno sulla lingua, sulla storia e sulla cultura in genere della Sardegna. Parte la ricerca della verità. Si è fatta anche qualche timida legge in cui però non si è salvato lo spirito genuino delle lotte che vennero fatte. Oggi siamo punto e a capo. La reazione, dopo una fase gattopardesca, ha ripreso il sopravvento. C'è però una novità nella quale confido molto da qualche anno. C'è Internet e tutto un mondo che vede e legge senza filtri. So che quei libretti di una certa colorazione, del 'continuum' dell'egemonia culturale rossa o rosa ( come la Bindi) organizzata, andranno un po' dappertutto e forse anche nelle scuole. Ma non ci si illuda, perché è sub-cultura, movimento grottesco di zombi e molti, soprattutto i giovani, sono estremamente diffidenti. Questi leggono molto i blog e sono assai presenti in facebook dove non di rado sono tra i protagonisti. Con e per essi, lo si è subito notato, ha vinto lo 'stato nascente' americano che si è identificato in Obama. E la moglie di Clinton, quella dell'apparato e della forza spocchiosa, per pietà e per amore di pace, fa la servetta nobile quanto svampita parlando conb la bocca dell'odiato vincitore. Il paragone che segue non sembri azzardato. L'IRS e ora anche la sua costola hanno capito il significato della rivoluzione nel web, tanto che ricevo da loro quasi tutto e di loro so tutto. Non si fanno solo pubblicità ma si mettono anche, bene o male, in discussione. Del Partito sardo invece, che non ha capito nulla se non a livello personale, della pubblicità in Internet, che vive uno dei più grigi momenti di staticità istituzionale della sua storia, non ricevo nulla e non so nulla. Così è di altri partiti e partitini, mere succursali o botteghe d'affari trapiantate in Sardegna. Miei figli sanno tutto dei due spezzoni del movimento e ne parlano ma non sanno nulla o quasi degli altri. Tanti, tantissimi, sanno del Blog di Gianfranco perché gli interventi, abbiano commenti o non , sono tutti stimolanti e partono dal desiderio di innovare e fare movimento. E questo è quello che trascina. Se uno scrive e grida che l' Amsicora punico è un falso e un assurdo della storiografia 'ufficiale' lo meditano e lo recepiscono più di quanto si possa pensare. E vanno a vedersi Tito Livio e tutta la letteratura storica, rispettando l'etica della scienza e la storiografia. Bernardini ha osato dire, in una conferenza organizzata a di difesa ad oltranza della opinione degli archeologi ( alcuni archeologi) sulla scrittura, che io sono un 'cialtrone' (sic!) e ciò che pubblico è 'spazzatura' (sic!). Si è illuso di aver 'detto' e comunicato. No 'loro' non dicono più ( tanto più se scrivono e dicono Cadmeo scambiando, da ignoranti puri, gli aggettivi per i nomi), sono altri che veramente dicono e approvano: un popolo che è molto più vasto di quello che lo zombi suddetto possa immaginare. I piccoli 'stati nascenti' dei Blog (compreso quello di Gainfranco) in quanto movimenti spontanei nessuno li può prevedere, controllare, arrestare. E le tue parole Maimone, quelle che ieri non avevano respiro e morivano quasi subito, oggi hanno un palcoscenico inimmaginabile. Ma questo a uno come te non è il caso di ricordarlo.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Qualcosa dicono...domani inserirò un articolo e alcune immagini sul quotidiano on line.

Gigi Sanna ha detto...

Bada che 'dicono' è virgolettato. Si può dire e dire all'infinito. Diventare anche rauchi. Bisogna vedere però chi è disposto ad ascoltare e, soprattutto,a credere. E tu, caro il mio 'democristiano', ti tiri fuori dalla mischia? Ritieni che io sia un cialtrone che produce spazzatura? Sarei veramente curioso di saperlo. Se lo dici francamente in questo Blog o nel tuo, magari con un articolo con tanto di argomentazione, ti tolgo il titolo che si dà doverosamente agli autori delle famigerate 'convergenze' parallele! Oppure aspetta e, dal momento che non hai pubblicato nulla sulla 'numerazione nuragica', vedi se hai il 'coraggio' di rimediare e di pubblicare qualcosa sulla scritta della colomba pasquale epigrafica.

maimone ha detto...

@ Gigi Sanna

Il tuo intervento mi ha ringiovanito di 30 anni almeno, e per questo ti ringrazio. Anche se pure allora non era certo tutto rose e fiori, e le provocazioni all'ordine del giorno. Io non ho mai scordato che un giorno siamo stati bloccati all'ingresso di Bauladu per essere tutti schedati. sostanzialmente condivido la tua analisi. Sono i tempi che mi lasciano perplesso. Ormai sono sulla soglia dei 60 anni e non ho visto un passo avanti. Sto perdendo le speranze mentre vedo quesi canes de isterzu sempre più tronfi. Che delusione.

maimone ha detto...

@ Alessandro Mongili

As fatu unu dotorau de storia cun Marc Ferro? Intzandus ses unu storicu. Mindi brexu, ca sa Sardigna tenit bisogiu de custas figuras de istudiosus. Su studiu a su primu postu.

mikkelj tzoroddu ha detto...

rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

mikkelj tzoroddu ha detto...

Egregio Pintore,
tempo addietro mi venne in regalo il secondo dei libri cui ti riferisci.
In esso subito ci si gabella, evincendosi come a Piero Bartoloni venga detto, a posteriori, di estrarre delle domande, le cui risposte siano da tempo giacenti negli argomenti trattati nel passato, su Fenici e Cartaginesi.
Alcuni dei tuoi lettori dicono d’aver letto almeno una volta i volumetti in questione: personalmente, pur con l’impegno professionale che mi lega strettamente a questa specifica tematica, sono riuscito a “trubbare kin su puntorzu” il mio, qui, maltrattato interesse, fino a pag. 54 delle 218 presenti. L’insano quantitativo di amenità trattate, mi ha imposto di non prendere in considerazione gli altri libretti.
Ma, la notizia, per certi versi culturalmente devastante, che si enuclea da questa operazione è che, per il tema “Fenici e Cartaginesi”, all’Università di Sassari non esistano storici ritenuti all’altezza! Infatti, il curatore è dovuto ricorrere ad un archeologo che, per sua natura e formazione, non ha la competenza per scrivere di storia.
E, (come anticipato lo scorso maggio nel mio secondo libro) presso l’ateneo turritano, si arriva al paradosso che, avendo gli storici veri abdicato alla loro specifica funzione di perseguire un’indagine critica ed originale sui dati disponibili, in modo da trasformare le “cose operate” in Storia, essi si servano di frustoli d’archeologia, che copiano nei loro scritti, spacciandoli per “storia”.
A questo punto, risulta normalmente assurdo si chiami il “cercatore di cocci” a colmare il vuoto nella storia della Sardegna.
Grazie, mikkelj.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Mi tiro fuori dalla mischia, non ho competenza su questa tematica e lascio ad altri l'onere e, forse, l'onore di esprimere pareri. Fra due ore inserirò l'articolo che ho preparato.

Gigi Sanna ha detto...

Che anguilla, caspita! Non si tratta di competenza, si tratta di coraggio, mio caro. Lo vuoi capire o no? Si tratta dell'essere 'democristiani' o meno. Di 'filosofia' accomodante democristiana o di persone con le balle. Si trtta di non essere della filosofia vera palla al piede di tutta la nostra cultura. Passata e presente. Non hai capito che è per questo che una ignorante Mongolfiera osa dire quello che dice. O la cosa davvero ti lascia indifferente? Oppure ti piace? Ti soddisfa? Tanto in Sardegna e nel mondo, chi se ne frega, non conta la verità ma chi la dice. Bisogna sorridere, abbassare la testa, far finta di niente, essere furbi e trattare con tutti. Tutti tutti. Vero Montalbano? Vorrò vedere se avrai il coraggio, fra una settimana, di dire qualcosa sulla colomba pasquale. Ti aspetto, mio eroe!

Pierluigi Montalbano ha detto...

Quindi non ho capito nulla? Ok, ne prendo atto, contento tu...

Gigi Sanna ha detto...

Sì, è cosi Mikkelj. La nostra storia è stata, per gran parte, delegata agli archeologi. Ma fossero della levatura di Lilliu! Invece sono, talvolta, come dici tu, solo puri supponenti raccoglitori di cocci. Di quelli che 'servono' allo scopo, naturalmente. Per mantenere in piedi vigorose le sciocchezze e le amenità: gli altri meglio imboscarli il più possibile e far finta che non esistano. Ma la colpa mica è la loro! La colpa è in parte di chi tace e li lascia fare. La Mongolfiera oggi fa le conferenze e sputa veleno perchè capisce che la minaccia è reale e bisogna correre ai ripari in qualsiasi modo. Ma non ha capito l'ingenuo che così fa ancora più chiasso e casino e ci tira la volata! Cresceranno i curiosi e faranno conseguenti sonore pernacchie. Chè nessuno è fesso.

Atropa belladonna ha detto...

Aggiungo una cosa: in quell' articolo si cercano di adattare i dati nuovi (o meglio seminuovi, non allarghiamoci) alle teorie ben consolidate, leggi datate. Nella procedura scientifica si fa in genere il contrario: si modificano, anche radicalmente, le teorie man mano che emergono nuovi dati.
Se questa mostra era, come pubblicizzato, l' evento clou della settimana della cultura e sono state dette tante inesattezze,dal proto-ugaritico fino alla aleph semitica come vocale, beh auguri.

shardanaleo ha detto...

nonhoQuando la mattina mi alzo con un diavolo per capello a causa degli attacchi continui di ARCHEOBUONI (indiretti) e di ARCHEOBIMBI (diretti) nei vari blog e forum del web, penso che se ci fossero almeno altri 5-6 autori scervellati come me, questi non fiaterebbero più. C'è di sicuro qualcuno però.. Sento spesso al telefono l'amico
- BRUNO VACCA, di sicuro più scervellato di me. A lui però andò male negli anni -80: il suo libro fu sequestrato su richiesta di un ARCHEOBUONO (anzi del figlio dell'archeo.. che lo denunciò per offese presunte al lavoro(?) del padre).
Di sicuro ci siete VOI.
- MIKELJ TZORODDU, che colpisce di sciabola senza ritegno con parole che incidono più di un laser
- GIGI SANNA, che non le manda a dire manco alle ANGUILLE DEMOCRISTIANE che astutamente si insinuano nei nostri discorsi senza cercare lo scontro, ma riportando REGOLARMENTE il tutto in altro loco di ben conosciuta Jenìa.
E' curioso vedere un personaggio, uno dei tanti purtroppo, che oggi si dichiarano favorevoli al VENTO DI CAMBIAMENTO in atto nella nostra amata isola e poi va in giro ORGANIZZANDO CONVEGNI con i vari TRONCHETTI della situazione.
- UNA SCELTA di CAMPO è così difficile da fare? Come si può far colazione nel blog di Gianfranco che ha una connotazione ben precisa e altrettanti frequentatori BEN IDENTIFICATI in ERETICI del momento.. e poi pranzare al tavolo dell'ARCHEOBUONERIA più REAZIONARIA?
Questa gente approfitta dell'Educazione tipica dei Sardi di non ATTACCARE chi si presenta DISARMATO e infatti qui nessuno osa dare a queste persone quanto si meritano. GIGI lo fa con franchezza tipica di chi non ci sta a farsi prendere per il C.
Io di contro ci cascai tempo fa e quando mi accorsi della trappola LUI aveva già pubblicato un libro con le sue INTUIZIONI e SCOPERTE completamente prese dai miei SCRITTI e IMMAGINI.. citando regolarmente in bibliografia ESCLUSIVAMENTE i suoi amici ARCHEOBUONI, e non tenendo minimamente conto nè di me nè di altri a cui aveva sottratto il tutto.
ma perchè non "ci torna" nel mondo da cui è uscito e frequenta i blog che gli competono e in cui trova i suoi amati LUMINARI ARCHEOBUONICI?
Kun Salude
Leonardo

shardanaleo ha detto...

Ecco cosa si estrappola da uno degli articoli propagandati dal BLOG di questo signore:
<< Al momento vi sono pochi studi seri sull’argomento, e questi sono oppressi, schiacciati, quasi delegittimati da una mole immensa di pagine, di farneticazioni, di cialtronerie che ci parlano di proto-ugaritico, di proto-sinaitico, di proto-altro, e che gonfiano volumi di spazzatura che sono entusiasticamente editati da editori interessati solo a produrre reddito facile. >>
(da: "L’Alba della scrittura in Sardegna
di Paolo Bernardini") da una conferenza di inaugurazione sulla "Mostra sulla scrittura" con Minohja, Angilillo e il grande Bernardini.. colui che, dopo aver apostrofato Melis nel 2001 di "FANTARCHEOLOGIA DI STAMPO SARDISTA CON PULSIONI INDIPENDENTISTE" per aver parlato di SHARDANA/SARDI.. oggi scrive un libro in cui dice Che i SHARDANA/SARDI arrivarono in Sardegna... quando gli altri PdM andavano a... EST!
SALUDE.. Leonardo

Gigi Sanna ha detto...

Montalbano è quello che è mia cara. Non tirerai mai fuori un lumacone di tale grossezza dal suo guscio. Si perde tempo. Io gli dico che è un 'democristiano', cioè papale papale che è un codardo, che mi fa stizza che una persona che si interessa di archeologia ed è appassionato della materia si comporti in quel modo moralmente attaccabile e censurabile; aggiungo poi che deve cercare di capire quello che gli dico, ovviamente un po' incazzato. Lui che fa? Risponde come risponde: ...'Quindi non capisco nulla? contento tu'.
Da picchiarlo! Figurati se dirà mai qualcosa sulla colomba pasquale! Le cialtronerie della Mongolfiera sì, il fango sì; quelle vanno ben rimarcate ed il gioco è fatto. A questo mondo c'è riconoscenza. Infatti il prossimo Convegno lo si farà con lui, la Mongolfiera; e chi se ne frega dell'epigrafia e dell'archeologia. Tanto se è vero che io non ne capisco nulla lui, la MONGOLFIERA, mostra di capirne meno ancora. E le cose vanno benissimo quando sono fumose e non si capiscono. Democristianesimo purissimo, colatissimo, raffinatissimo.
O Maimone, se sei in onda, capisci perchè non dobbiamo arrenderci? Anche se siamo avanti negli anni? Capisci perchè non dobbiamo mollare? Chi lo dice che attraverso i Montalbano debbano prevalere i cialtroni, gli ignoranti e i gaddaroballi? Basta denunciare costantemente, insistentemente il comportamento ambiguo e/o codardo dei primi per sconfiggere i secondi. E'questo il motivo dell'eterna battaglia che si conduce in Sardegna.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Pluralità di informazione, agognata da molti ma sfruttata solo da pochi, solo da quelli in grado di filtrare attraverso il proprio background intellettuale ciò che è verosimile.
E' un vero peccato che chi, come Gigi, propone teorie innovative come quella della scrittura nuragica cade nella trappola dell'aggressione verbale verso il "nemico" e inizia ad entrare nel piano personale, ma si sa...quando si lanciano strali verso individui educati si finisce sempre per farci cascare qualcuno fra i lettori.
Continuate pure, dunque, nella vostra dialettica, vi auguro buon divertimento.
Io preferisco continuare a studiare, ad accrescere le mie competenze e a divulgare ciò che apprendo. Non posso farci nulla se questi studi confluiscono verso ciò che affermano i docenti delle varie discipline. Se ciò vi disturba è sufficiente un click sulla tastiera. Siete padroni delle vostre idee e dei vostri comportamenti, e allo stesso modo lo sono io delle mie azioni.
Il mio quotidiano on line è nato con lo scopo di divulgare gratuitamente e senza pubblicità, e ho accolto gli studi di tutti coloro che avevano qualcosa da raccontare sulla storia, sull’archeologia, sull’arte e, a volte, sull’attualità legata ad essi. 3000 visite settimanali mi confortano e mi suggeriscono che la strada intrapresa è quella giusta.
Un’ affermazione sul tema che mi sta a cuore vorrei comunque scriverla: i nuragici furono fra i più grandi popoli del passato, e tante civiltà si sono avvicinate a questo popolo. Per 1300 anni circa condussero, con varie evoluzioni e cambiamenti, una vita prevalentemente pacifica controllando gli scambi commerciali. Levantini, europei, iberici e africani sbarcarono nei porti controllati dai nuragici e influenzarono la nostra civiltà perfezionando le tecnologie e incrementando lo sfruttamento dei giacimenti, ma mai riuscirono a prenderne possesso con le armi.
Scrivevano? Sì, lo facevano, come tanti altri popoli loro contemporanei.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Stiamo sostenendo la stessa logica Aba, bisogna studiare, collaborare e continuare, ognuno con le sue competenze. I dati di scavo arricchiranno le conoscenze e contribuiranno ad aggiungere tasselli alle teorie, fino a convergere verso dati comuni.

Gigi Sanna ha detto...

Bene Pierluigi. L'hai detto. I nuragici scrivevano. Ora devi dire perchè scrivevano e ti devi fare un mazzo per capirlo. Te l'ho detto tante volte. Altrimenti delega. Come deleghi per tantissime cose che riguardano l'archeologia e la storia della Sardegna antica. E dal momento che dici che scrivevano e sei convinto di ciò, quando incontri la Mongolfiera cerca di non vomitare di fronte ad un essere così repellente. E che lo sia tremendamente lo capirai dalla colomba pasquale che è in arrivo. E dato che ci sei dai uno sguardo a quella bella relazione di un altro personaggio dabbene come Minoja. L'ha postata per intero Gianfranco poco fa. Hai visto che linguaggio da vile. Perchè non fa il nome o i nomi circa quelle insinuazioni? Chi è il falsario? Sono io? Lo dica. Nessuno poi avrebbe la laurea in archeologia? Ma cosa dice? Io ho una laurea in lettere classiche e archeologia! E con quella laurea ho vinto il Concorso Nazionale a Roma piazzandomi tra i primissimi tra duemila concorrenti molti dei quali assistenti universitari. Ma cosa dice il vile! Hia visto con che bella compagnia tu porti l'archeologia a spasso in Sardegna? Non è il caso di prendere le distanze da gente siffatta?

maimone ha detto...

O Maimone, se sei in onda, capisci perchè non dobbiamo arrenderci? Anche se siamo avanti negli anni? Capisci perchè non dobbiamo mollare? Chi lo dice che attraverso i Montalbano debbano prevalere i cialtroni, gli ignoranti e i gaddaroballi? Basta denunciare costantemente, insistentemente il comportamento ambiguo e/o codardo dei primi per sconfiggere i secondi. E'questo il motivo dell'eterna battaglia che si conduce in Sardegna.

Io, purtroppo, sono molto scoraggiato. E' brutto, lo so, ma l'hai detto anche tu: si tratta di un'"eterna battaglia". E io, francamente, non sopporto l'idea di battagliare in eterno. Anche perchè presuppone che non ci sarà vittoria. Sia sul versante politico che culturale in genere vedo solo trincee contrapposte, tutte insuperabili, tipiche di una guerra di posizione e di logoramento. E invece ci vorrebbe una bella guerra di movimento. Che so, un battaglione di commandos che si infiltra tra le file del nemico, un lancio di paracadutisti alle spalle che li prenda tra due fuochi. Per ora, per noi vale il detto "Pista pista abba fit e abba istat".