giovedì 25 novembre 2010

Caspita! Un'iscrizione protocananaica nella Grotta Verde di Alghero

di Giorgio Cannas

Tra il 1977 -1978 lo scrittore livornese Mario Ruocco pubblicava, per i tipi della Casa editrice Tognoli (Stampalito Firenze), una serie di tre volumetti dal titolo 'SARDEGNA', a scopo di informazione turistica (riguardante le città, il territorio, il paesaggio, la gastronomia, l'archeologia, l'arte ecc. della Sardegna). In uno di questi, alla p. 93, si trova, seguita da una breve ma stupenda didascalia a piè di pagina sulla Grotta Verde e su Capo Caccia di Alghero, la fotografia di un'iscrizione rinvenuta sempre nella stessa Grotta. 
Eccola la parte finale della didascalia: '' E' [quella che ispira la Grotta ], in una parola, una suggestione unica, imparagonabile a qualsiasi altra a cui nella Grotta Verde, si aggiunge anche un motivo di ordine culturale: alla intatta bellezza che i millenni non hanno scalfito, si aggiunge, infatti, la possibilità di ammirare alcuni rarissimi 'graffiti' dell'epoca protosarda: segno di una civiltà remota ed avanzata, segno, quindi, di vita che si perde nella notte dei tempi e che solo l'impalpabile fiabesca unicità di questo luogo poteva riuscire a far pervenire fino ai nostri giorni'. 
Di detta iscrizione graffita (v. la foto), vera perla documentaria dal punto di vista alfabetico-epigrafico (e naturalmente linguistico), almeno che io sappia, non si trova menzione in nessun libro di archeologia e il fatto appare veramente strano perché i libretti del Ruocco ebbero una notevole circolazione in Sardegna e fuori dell'Isola, tanto che essi possono essere comodamente consultati in diverse biblioteche pubbliche e private della Sardegna (nella biblioteca comunale di Oristano, ad esempio, ci son tutti e tre). Sembra quasi impossibile, a mio parere, che agli archeologi, sardi e non, possa essere sfuggita una foto del genere, cioè di tale importanza culturale, perché si sa che tutti erano a conoscenza, stante la notissima e lettissima monografia di G. Lilliu pubblicata nel 1967 (G.Lilliu, La Civiltà dei Sardi, ERI edizioni RAI Radio Televisione Italiana, Torino), del graffito riportato dallo studioso (cap. IV, p. 131, fig. 24) riguardante quella che veniva interpretata  come 'arte astratta rupestre' del neolitico finale.


12 commenti:

DedaloNur ha detto...

scusate, ma nell'articolo s'ipotizzano due documenti (se ho letto bene). A me, invece, le foto di Lilliu e Ruocco sembrano le stesse; le lettere vengono dispose, semplicemente in modo diverso.

potete chiarirmi il punto?

Gigi Sanna ha detto...

Giorgio Cannas ha fatto bene a porre non una sola questione ma una serie di questioni. La prima è che la documentazione epigrafica sia del Segre che del Lilliu non vale quasi nulla. Da quei disegni nessuno può rendersi conto dei graffiti della Grotta Verde. E' la stessa cosa del 'nuraghetto' di Uras presentato, come si sa, per disegno in Sardoa Grammata. L'ho presentato nel volume confidando solo sulla fiducia perchè ero consapevole che aveva valore documentario quasi zero. Per questo mi sono affrettato, una volta rinvenuto l'oggetto temporaneamente smarrito dal proprietario, a proporlo in fotografia in questo Blog (tra l'altro chiedendo doverosamente scusa ai lettori di SAGRA). O spuntano le fotografie o si fanno vedere i disegni con tanto di supporto ( si parla sempre di 'masso': quale masso?) oppure i segni supposti neolitici o eneolitici dal Lilliu e dell'età del bronzo dal Segre restano 'campati' per aria e per la ricerca scientifica valgono quel che valgono, ovvero pochissimo.
La seconda è che resta un mistero come nella Grotta Verde si rintraccino agevolmente dei graffiti su di un 'masso' e su un altro supporto (pare anche questo un masso) non si notino delle incisioni chiarissime. Quelle che fotografano dei non archeologi 28 anni dopo! Ma ai misteri purtroppo siamo abituati circa le incisioni, i segni, la scrittura di un certo periodo. Il 'mistero' è ormai la regola! Dico questo anche perchè i documenti sono chiaramente due e quello riportato da Giorgio Cannas posso cominciare a dirvi che, a mio giudizio di non difficile lettura, è stupefacente. Nella scala dell'interesse dei documenti sinora ritrovati lo metto solo dopo le tavolette di Tzricotu (insuperabili, capolavoro di un genio della scrittura di tutti i tempi) e insieme al documento trovato dal prof. Antonello Costa a Mogoro (postato da poco da Gianfranco Pintore).
Certo Aba, è come dici tu che, come vedo, hai cominciato già a individuare i segni e, in particolare, quelli 'lunati' o 'cornuti' che abbracciano il taw. Che sai bene quali precisi valori 'fonetici' hanno.
Interverrò su questo documento e su quello di Mogoro, ma tra due mesi circa quando con un'appposita Conferenza inizierà in Oristano il Secondo Corso sui documenti della Scrittura adoperata dal popolo dei costruttori dei Nuraghi. Ci saranno per quella data delle grosse sorprese su Ugarit, La siria-Palestina e la Sardegna! Ma altro non dico.Non posso dire. Muto come un pesce come per il documento (il coccio) di Mogoro.
Parlino altri, se vogliono. E sapete bene a chi mi riferisco!

elio ha detto...

@ Gigi Sanna

Mi sono perso il primo, per niente al mondo vorrei perdermi il "Secondo Corso sui documenti della Scrittura adoperata dal popolo dei costruttori dei Nuraghi”. Sarà necessario pubblicizzarlo per bene e quanto prima. Tocae lah, ca est ora!

Gigi Sanna ha detto...

O E', tene passientzia. Comente depent sos chi m'iscrient. Unas cantos dies ancora, po cricare de ponnere de acordu totus; ca sa die de isseberare, su logu (at a essere diversu de su de s'atera 'orta ca sa zente est, dae su chi seo cumprendinde, meda de prus) e s'ora 'enint in pigada. Su chi est prontu po como est su programma.
E un'atera cosa puru, chi at faere piaghere meda a sa zente: seo cricande de faere calare po sa die nodida de s'incomintzu (torro a narrere: at a essere una Cunferentzia) a sa sorre nostra comuna 'continentale'.
Ca issa puru tenet in bertula abba frisca e calicuna cosittedda saboria issuba de sos documentos nostros e 'istranzos' (sumericos, accadicos, sirianos, palestinesos).

Gigi Sanna ha detto...

O Aba, sei tu che hai citato i documenti del Negev! Quelli tanto vicini ai nostri per segni e per lettere agglutinate, legate o accorpate che dir si voglia. Ma non aver fretta: lascia parlare quelli del CED!

Maria Teresa Porcu ha detto...

per favore, potreste pubblicizzare il corso sulla scrittura nuragica anche su questo blog, perchè vorrei partecipare? e le lezioni si tengono di pomeriggio o di mattina? io lavoro la mattina e dovrei viaggiare per venire a oristano...

Gigi Sanna ha detto...

Cara Maria Teresa, lo saprai molto presto. La settimana prossima, con il programma dettagliato. Comunque, posso annunciarti che le lezioni si terranno, con ogni probabilità di Giovedì, per 12 settimane, con inizio alle 19 (durata 1 ora).

Gigi Sanna ha detto...

Con ogni probabilità l'ultimo sabato (pomeriggio) di Gennaio. Ma qualcuno vorrebbe giovedì (vedremo tra qualche giorno).

Romano ha detto...

Da oltre dieci anni avevo conservate due foto dei graffiti, e posso dire che ricalcano i disegni che ho visto, ho fatto qualche ricerca e nessuno aveva questa testimonianza, neanche la soprintendenza di SS, penso che le darò all'Ente Parco di Poirto Conte, purtroppo non raffigurano tutti i graffiti però sono un'ottima testimonianza anche perchè i graffiti all'interno della Grotta sono stati distrutti dai vandali!!

Gigi Sanna ha detto...

Come, come? Distrutti dai vandali? E nessuno mai ha detto nulla? Nessuno sapeva che lì c'erano i graffiti pubblicati dal Segre a dal Lilliu? Ma stiamo scherzando? Una relazione sull'accduto da qualche parte ci sarà! Caro Romano ( ma potrebbe dirci il suo nome e cognome?) è sicuro di quello che dice? Fotografie a parte.

Romano ha detto...
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Romano ha detto...

GROTTA VERDE (Gruta de Sant Elm).

L’ingresso della Grotta Verde è situato sul lato Est di Capo Caccia ad un’altezza di circa 90 metri sul livello del mare, è molto ampio, misurando circa 50 metri in larghezza e 15 in altezza, ha forma di ellissi allungata e inclinata verso il basso in direzione Nord .
La discesa alla grotta è semplice grazie ad una scalinata costruita qualche decina di anni fa, che a partire dalla strada soprastante, conduce sino ad un cancello che impedisce l’ingresso ai visitatori a causa del vincolo archeologico e d’inagibilità che incombe sulla cavità. Anticamente vi si accedeva o dall’alto attraverso un sentiero o arrampicandosi partendo dalla spiaggetta che insiste al di sotto dell’imboccatura.

La Grotta dell’Altare ( di Sant’ Elmo) o Grotta Verde, sin dal secolo scorso fu oggetto di esplorazioni scientifiche; già il La Marmora vi entrò nella speranza di trovare un collegamento con la Grotta di Nettuno. La vicinanza di quest’ultima ha sempre alimentato leggende di collegamenti esistenti con la “sorella minore”, parliamo di leggende perché qualcuno giurava di essere passato diverse volte da una grotta all’altra.
Nel 1975 il Grup Espeleologic Algueres completò l’esplorazione del laghetto e di una parte del successivo salone semisommerso eseguendo il rilievo e recuperando materiale archeologico di estremo interesse.
Nell’Agosto del 1979, su incarico della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, il Centro Sperimentale di Archeologia sottomarina con l’ausilio dei volontari del GEA, eseguì uno scavo archeologico subacqueo nel laghetto cosiddetto “dei graffiti”(Lago Terminale). Vennero allestiti un campo base all’imboccatura della grotta e due piattaforme di lavoro sopra il laghetto; venne anche approntata una stazione di ricarica bombole e un impianto di illuminazione efficiente.
L’esito degli scavi permise di determinare che nel Neolitico Antico e Medio questa porzione di grotta venne utilizzata per le sepolture all’interno delle nicchie presenti, e inoltre di inquadrare la cultura della Grotta Verde nella seconda metà del quinto millennio a.C.
Qualche anno più tardi la cavità fu ripulita dal materiale utilizzato per lo scavo archeologico con l’aiuto dei gruppi della Federazione Speleologica Sarda.

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