domenica 15 novembre 2009

Lingua e Statuto nel saluto di Cappellacci ai sardisti. Vediamo cosa c'è

Ancora un'opera di supplenza di questo blog rispetto all'informazione dei media sardi sulle questioni riguardanti la lingua sarda e, più in generale, gli elementi fondanti la nostra identità. I quotidiani hanno parlato oggi del congresso del Partito sardo d'azione in una quantità di spazio ridicolo se messo a paragone con quello dedicato alle primarie del Pd e ai dissidi interni al Pdl su cui ci hanno raccontato tutto, ma proprio tutto. E, all'interno di questi articoli, hanno citato il saluto portato ai sardisti dal presidente della Regione, parlando quasi esclusivamente della presa di distanza del capo del governo sardo dall'idea del Psd'az di affidare ad una Assemblea costituente la riscrittura dello Statuto speciale.
Niente di quale sia l'idea di Cappellacci circa il nuovo Statuto, niente di niente sul suo reiterato impegno sulla lingua sarda. Non tutto, personalmente, mi convince sull'una e sull'altra questione, ma credo sia utile ai lettori di questo blog conoscere che cosa dell'una e dell'altra questione il governo sardo pensi e quanto prometta di fare. Lascio da parte le questioni che attengono i rapporti con il Partito sardo e vengo al dunque.
Sulla lingua sarda
"Il nostro programma ha un valore strategico anche se orientato a risolvere nel contempo problemi urgenti e contingenti dell'oggi e del domani prossimo che interessano la vita giornaliera della Nazione sarda, dei singoli cittadini e delle loro famiglie.
In questo senso abbiamo programmaticamente privilegiato i temi della lingua, cultura ed eredità culturale dei sardi come “fattori di distintività” in quanto essi conferiscono un'importanza decisiva alle tematiche per il radicamento del senso d'appartenenza. Mi piace ricordare, in questo senso, come nel recente Programma Regionale di Sviluppo, abbiamo inserito per la prima volta la Lingua sarda come fattore di sviluppo, aprendo la strada a interventi importanti e non percorsi in passato e per poter definire l'impegno di adeguate risorse, sostenendo economicamente i nuovi scenari organizzativi e le modifiche legislative necessarie, realizzando l'obiettivo dell'ingresso non più subalterno e residuale della lingua sarda nelle scuole all'interno dell'orario curricolare, previa formazione degli insegnanti e con la creazione di nuova occupazione. A questo fine e con questi intendimenti, posso anche comunicare che la Giunta ha nei giorni scorsi approvato il piano annuale 2009 per la promozione e valorizzazione della lingua sarda."
"Sarebbe però ingiusto e riduttivo, come ha cercato di accreditare la sinistra e depotenziandole, limitare l'orizzonte sardista alle tematiche identitarie e culturali. In effetti queste sono state i più recenti e innovativi cavalli di battaglia del sardismo, purtroppo assenti nella prima fase autonomistica, tanto da non essere comprese all'interno dello Statuto speciale vigente che non menziona la lingua sarda come invece risulta negli Statuti Altoatesino e Valdostano. La lingua non puo’ nascere da uno studio a tavolino ma dalla condivisione e della valorizzazione di tutte la varianti, che, avendo una loro specificità legata alla particolari vocazioni dei singoli territori, deve trovare accoglienza all’interno di una proposta non calata dall’alto ma da un processo che parte dalla base."
Nuovo Statuto speciale
"La riscrittura del nostro Statuto speciale è stata indicata coscientemente nel mio programma agli elettori e a loro ho il dovere di rispondere senza indugio, dopo un lungo lavoro preparatorio operato durante la passata legislatura con discrezione e serietà dalla maggioranza delle forze d'opposizione. Come ho ricordato in altre sedi si è trattato di un lavoro di ridiscussione dell'Autonomia reale, analisi di tutte le proposte di riforma presentate, confronto con analoghe esperienze italiane ed internazionali, portato avanti senza pregiudiziali e durato diversi anni ad opera di un Comitato appositamente formato e seguito direttamente dai capigruppo dell'opposizione. E' stata elaborata una proposta completa ed articolata di sovranità possibile, presentato più volte pubblicamente nelle varie stesure e sino al progetto finale condiviso nelle sue linee portanti e di principio da tutta la coalizione di centrodestra, che credo recepisca le principali aspirazioni sardiste diffuse nella nostra Nazione, creando in gran parte le condizioni di condivisione culturale e politica all'accordo programmatico con il Psd'Az".
"Dobbiamo riflettere, vista l’importanza di questa riforma costituzionale, prioritaria e irrimandabile, se non sia più opportuno, visto che i tempi sono molto stretti puntare su un percorso che veda l’assemblea legislativa sarda protagonista prima di questo processo, in quanto solo in questa sede sarebbe possibile procedere ad una reale riscrittura dello Statuto e non una semplice perifrasi di quello vigente".
Al momento, il piano triennale per la lingua sarda, non è disponibile e non si sa, dunque, se vi è un impegno a continuare la sperimentazione, cominciata durante il governo Soru, della lingua sarda comune come lingua in uscita della Regione sarda. Quell'accenno, di per sé giusto e persino ovvio, al fatto che "la lingua non puo’ nascere da uno studio a tavolino ma dalla condivisione e della valorizzazione di tutte la varianti" significa forse una caduta nella trappola delle due lingue sarde? Vedremo: ed è la prima perplessità. La seconda nasce dall'accenno, di per sé, anche qui, ovvio, al fatto che sarà il Consiglio regionale ad approvare il nuovo Statuto, significa che è stata abbandonata l'idea di aprire un grande dibattito nella società sarda fra i cittadini? Vedremo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Francu Pilloni scrive:

Per quanto ne so, e voglio dire che non ho alcuna certezza in merito trattandosi di una vocina di chi dice di sapere, la Giunta, e il Governatore in prima persona, avrebbero in mente di cestinare la LSC, partendo da un nuovo sub-strato linguistico (se è ammesso il termine in questo contesto) che somiglia piuttosto a quello parlato dalla maggioranza dei sardi e non da una minoranza residuale (linguisticamente parlando), lasciando democraticamente aperta la porta ad ogni apporto delle minoranze della minoranza.
Insomma, pare abbia ragionato la Giunta, partiamo da quello che c'è, cioè dalla maggiore apporto dei parlanti che sono i campidanesi (linguisticamente parlando,) senza chiudere la porta in faccia a nessuno.
Dunque non due varianti , ma una variante maggioritaria condita con gli apporti (aglio e prezzemolo) delle minoranze (in senso numerico, ovviamente, considerando tutte le parlate allo stesso livello di dignità).
Ti pare un passo avanti?
A me sì.
Come ha detto qualcuno, a volte sono quelli di destra a fare cose di sinistra.
A me sembra che siano importanti le cose che vengono realizzate, indipendentemente da quale che sia la parte politica che le promuove. Se nei prossimi sei mesi in Sardegna si creassero centomila posti di lavoro, a chi farebbero schifo solo perché opera del centro-destra?
Certo non a quelli che potrebbero tornare de su disterru per disoccupazione.
Potrebbe sembrare che io stia diventando un uomo senza ideali, in effetti sono solo un sardo senza partito preso.
La verità è che non credo più a nessuna promessa. Facciano quello che, pare, hanno intenzione di fare e poi batterò le mani.
Per adesso le tengo in tasca e aspetto.

Davide Casu ha detto...

Premettendo che sono stanco di Destra e Sinistra, non solo concrete, ma come categoria utili... stanco anche forse del
realtá ontologica del partito: ormai grazie a questo concetto votare si è trasformato in Tifare Allo Stadio, solo che non c'è la Nazionale. Ogni tanto organizziamo qualche incidente di fazione, tanto la sanzione è la squalifica del campo: Italia (con Sardinia di mezzo).
Quindi dire che a volte a fare cose da sinistra è la destra mi sembra come dire che anche Il papa
possa esseresi fatto una pippa...
come anche dire: insomma dire che tutto il mondo è paese mi sembra la cosa piú corretta. La questione LSC che mi trovo a discutere ogni giorno con Frantziscu lai (sarrabese) trova il primo grosso scalone in due concetti di democrazia:
è la democrazia depositare la sovranitá popolare a dei rappresentanti.
O sta diventando depositare la propria capacitá di pensare a dei poco credibili rappresenti, ossia:
pensate voi al posto nostro, poi ci lamentiamo se lo fanno male.
Evidentemente, io sono partitario di un unico standard, la Lsc ha molte lacune rispetto ad una grossa parte del mondo linguistico sardo, ma non è il caso di buttarla nel cesso perchè si...
Questo perchè: esiste il concetto di MIGLIORARE una cosa che se è giá fatta... Allo stesso tempo dobbiamo però capire una cosa, che la Lsc deve essere uno strumento comunicativo per tutti i sardi ma non deve essere esclusivamente la loro lingua quotidiana, ovvero quelle varianti che il tessuto sociale ed i tessitori devono salvaguardare. Ma chi costruisce la lingua? in che maniera vive una lingua se non nella lingua, quella di carne, che la fa esistere... è ovvio che saremo noi, i parlanti, voi gli intellettuali, gli artisti e i poeti a forgiare a prtire da questa Lsc una lingua comune a tutti i sardi sempre piú democratica e condivisa, proprio perchè in relazione con quanto detto prima, dobbiamo essere noi, popolo cosciente, a dire all'amministrazione cosa vogliamo essere e come lo vogliamo. Ma per fare queste cose non è necessari aprire le fosse dei leoni, semplicemente dobbiamo accettare qualcosa che tenta di unirci con l'idea di migliorala e farla essere un mezzo comunicativo piú democratico. Inoltre alcune differenze tra le cosidette due macrovarianti possono essere invece di essere sottoposte ad un out out, applicate tutti e due per una lingua, nell'arte, piú ricca e dinamiche (io ogni tanto le ho usate con ottimi risultati).
Infine, quando si afferma: perchè se X mi da tot di lavoro allora io sto con Lui... Sbagliato: dipende sempre come si danno questi posti di lavoro, chi si arrichisce sicuramente saranno sempre i soliti noti, e le prospettive, come sempre in Italia sono quelle che non vanno piú in lá del nostro naso... Fare economie vuol dire essere un giocatore di scacchi, ovvero pensare venti o più mosse in aventi... Lungimiranza, un vocabolo sparito dall'economia...

zfrantziscu ha detto...

Sono d'accordo con Davide che ancora non conosco e in profondo disaccordo con Franco, caro amico.
Il problema è che questo dibattito e quel che seguirà non ci sarebbe stato se non avessi deciso di pubblicare larghi stralci del discorso del presidente della Regione.
La libertà di stampa, sulla cui morte si fanno convegni e manifestazioni e si piange, c'è. La libertà nostra di essere informati no, non c'è. E la cosa, credo, dovrebbe farci imbestialire.