giovedì 30 aprile 2009

Caro Ainis, è sicuro di meritare il Nobel?

di Massimo Pittau

Evidentemente quell’illustre sconosciuto che è Gabriele Ainis ha avuto l’assicurazione che nella prossima tornata gli verrà assegnato uno dei Premi Nobel (ma in quale sezione? Boh?). Solamente con questo presupposto si può comprendere la decisione e la sicurezza che egli ha dimostrato nel prendere a sculaccioni noi, poveri Sardignoli che ci interessiamo della storia (o – come lui dice - fantastoria) del popolo sardo, del tutto buttati dunque nel nostro presunto glorioso passato, mentre non ci accorgeremmo che i nostri nemici ci stanno perfino togliendo di sotto ai piedi il terreno – costituito tutto dalle preziosissime “terre refrattarie” -. Noi dunque ingenui “passatisti”, mentre LUI - il maiuscolo è d’obbligo – è il solo “avvenirista” e soprattutto il solo che ha in tasca la soluzione di tutti i problemi della nostra Isola.
Siccome fra i passatisti sculacciati mi sono riconosciuto anche io, l’illustrissimo Gabriele Ainis mi permetta di fargli una lezioncina di storia, dato che questa discipina, in un modo o in un altro, l’ho insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado per 52 anni.
Nella storia dell’Italia il Risorgimento costituisce un punto cruciale e culminante, il quale, ad es., ha conseguito il grandioso risultato storico di unificare in un solo popolo popolazioni di differenti 18 staterelli, che per secoli erano state divise fra loro. Ma il Risorgimento italiano ha avuto effetti grandiosi anche nel quadro della storia europea: ci si chieda quanto sarebbe stata differente la storia dell’intera Europa se, ad es., nella I Guerra mondiale l’Italia avesse combattuto nella Triplice Alleanza anziché nella Triplice Intesa.
Orbene si deve considerare che il Risorgimento italiano è stato tenuto a battesimo da un famoso invito che Ugo Foscolo formulò nella prolusione al suo corso di Rettorica nell’Università di Pavia nel 1809: «Italiani, tornate alle istorie!». E in effetti l’intero Risorgimento italiano è stato preceduto e seguito da numeroosissimi studi di carattere storico, ai quali molti Italiani si dedicarono con tenacia e passione, tutti alla ricerca delle loro radici, tutti volti a trarne gli auspici per il futuro della nuova Italia.
Ebbene, all’illustrissimo Gabriele Ainis, che è convinto di avere l’esclusiva del quadro storico-politico della Sardegna odierna, invece è completamente sfuggito che nell’attuale momento storico in Sardegna c’è in atto un vero e proprio Risorgimento nazionale, alimentato e promosso anche dall’appassionato ritorno che noi Sardi stiamo facendo alle nostre origine storiche, alle nostre radici etniche e nazionali. L’Ainis sicuramente lo ignora: la regione italiana che supera di gran lunga tutte le altre per la produzione di opere e libri di carattere regionalistico, relativi alla storiografia, alla archeologia, alla linguistica, alla storia dell’arte, alla etnologia, alla botanica, ecc., è la Sardegna.
Ed è questo un Risorgimento della Sardegna che va molto al di là del misero apporto dei partiti politici operanti nell’Isola e molto al di là delle conquiste effettuate dalla stessa Autonomia regionale richiesta e finalmente conquistata.
Ebbene, l’appassionato ritorno alle nostre radici, alla nostra storia antica – perfino quella non gloriosa – non è perseguito da noi con una prospettiva “passatista”, ossia come adorazione del passato in quanto passato, ma è perseguito in vista del nostro nuovo futuro che vogliamo costruire, del tutto differente da quello trascorso. Non siamo dunque “adoratori del passato per il passato”, ma siamo studiosi e analizzatori del nostro passato con l’intento di costruire un avvenire molto migliore almeno per le nuove generazioni dei Sardi.
Potrei concludere col richiamo al latino Historia magistra vitae «la storia è maestra di vita», ma preferisco citare una frase di un grande personaggio delle cultura europea, Goffredo Guglielmo Leibniz: Reculer pour sauter «retrocedere per saltare» (evidente richiamo alla gara atletica del «salto in lungo»).

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