lunedì 6 ottobre 2008

Una tazza per libare, non per pregare

di Herbert Sauren

Lo scorso mese di settembre, il 18, si è tenuto a Madrid un congresso dal titolo “Maritime Archaeology and Ancient Trade in the Mediterranean”. Il commercio marittimo è un argomento che certamente interessa i colleghi in Sardegna e forse qualcuno vi ha anche partecipato.
Il giorno dell’apertura ho ricevuto l’immagine di una tazza iscritta. L’immagine ne mostra solo un lato e ad essa non è stata aggiunta una descrizione con le misure, il materiale, la tecnica di produzione come esige una pubblicazione definitiva. Si può vedere che le lettere sono incise in vernice giallastro-bruna. L’iscrizione è stata fatta dopo l’acquisto e constrassegna lo scopo del suo uso. La procedura era frequente all’epoca. La tazza è stata rinvenuta nel porto di Alessandria dall’archeologo Franck Goddio che la data verso il 50 dopo Cristo.
Capisco bene l’interesse dell’archeologo che, a caccia di sensazioni, vi ha voluto leggere “XPHCTOV”, “Cristo”. Una tale trovata sensazionale potrebbe valergli più denaro per continuare il suo lavoro. Non si da la lettura e la traduzione delle tre lettere all’inizio, si aggiunge la trascrizione delle lettere del lato invisibile come “OGOISTAIS”, una parola che si capisce come “magos”, “i magi”.
Non capisco la reazione dei filologi universitari (CONTINUA)

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